"La musica a 360°. Viaggi attraverso mondi sonori tra umiltà e unicità".
di
Antonio Bianco
Parlaci delle tue influenze musicali.
Ho iniziato ad ascoltare musica ed a suonare la chitarra molto presto e nella mia formazione c’è una grande quantità di musica diversa: dalla classica al blues, dal rock al jazz ed ancora musica folk, celtica, brasiliana, gitana, indiana, africana, araba, ecc. Ho anche avuto la fortuna di viaggiare molto ed ho potuto quindi assorbire stimoli musicali da innumerevoli fonti. E’ incredibile quanta musica diversa ci sia in ogni parte del mondo…
So che è uscito un tuo disco dal titolo “Crossworld”…
Si è un disco di jazz ma con forti suggestioni sonore. E’ come… ascoltare un film…su una spiaggia.I brani sono tutti di mia composizione fatta eccezione per Little Wing, rielaborazione di un brano di Jimi Hendrix, l’unico brano del disco nel quale mi cimento anche alla voce, e uno standard del jazz My favorite things in versione acustica. E’ un lavoro basato su vari piani sonori e c’è una grande varietà timbrica. L’esigenza di dar sempre la priorità al timbro che l’atmosfera della composizione richiede e il bisogno di intrecciare vari “mondi” sonori, mi ha portato ad utilizzare di volta in volta diverse soluzioni musicali e strumentali, nel brano di chiusura, ad esempio, sono solo con la chitarra classica; e poi nel disco suonano dei musicisti incredibili: Cicci Santucci alla tromba e flicorno, Francesco Puglisi al contrabbasso e basso elettrico, Gaia Possenti al piano e tastiere, Ottavio Saviano alle percussioni e in alcune tracce Guido Aulisi al basso e alle tastiere. E’ un lavoro denso di emozioni e sensazioni e dal quale traspare la grande capacità dei musicisti di ascoltarsi l’uno con l’altro.
Quali sono a tuo avviso le doti principali per diventare un musicista oggi?
Umiltà, tanto sudore ed imparare a tirare fuori quello che si ha dentro senza aver paura di essere diversi da altri, perché è normale che sia così. E’ naturale essere ispirati e rifarsi ad alcuni modelli ma bisogna anche comprendere che più si cerca di imitare un modello e più sarà difficile poi scoprire la propria unicità, la propria voce interiore.
E per un turnista, un “session man”?
Puntualità, educazione, precisione. Dopo di che: accordare, respirare e… ricordarsi che molto spesso: il Poco è Meglio. O come recita l’inglese: Less is More.
Per concludere, che consigli daresti a chi si appresta ad intraprendere la professione di musicista?
Ecco i miei 7 consigli:
avere sempre una visione aperta a 360 gradi della musica; comprendere che ciò che non ci piace oggi può nascondere una piacevole sorpresa domani; avere sempre presente che qualunque strumento noi suoniamo, esso è solo un mezzo attraverso il quale fare musica; provare gioia nel fare musica con gli altri; fare delle lunghe passeggiate in riva al mare; prendere sul serio il proprio lavoro ma non prendere mai troppo sul serio se stessi; non farsi mai affliggere dalle inevitabili cadute lungo il percorso ma perseverare, perché presto o tardi qualcosa accade a chi è imperterrito lungo il proprio cammino.